CITAZIONI - 4
In un passo emblematico di un'intervista rilasciata per Positif, Fellini racconta le sensazioni provate appena giunto a Cinecittà per la prima volta e il significato che quel luogo ha assunto per lui:
"Ricordo ancora la prima volta che sono arrivato, in tram, un piccolo tram che partiva dalla stazione ferroviaria, si lasciava alle spalle la città e attraversava chilometri e chilometri di campagna in mezzo alle rovine di un acquedotto romano. Alla fine compariva questa specie di costruzione che assomigliava veramente a un ospedale o a una città universitaria e, invece, aveva quel nome magico, Cinecittà(...). Ricordo che in quel momento c'era Blasetti, il Regista con la R maiuscola, intento alle riprese, se non ricordo male, di La corona di ferro. Sono quindi piombato in mezzo a una dimensione cinematografica molto italiana:(...) una sorta di Quo vadis? fatto in casa, di Ben Hur laziale, e al centro di tutto questo polverone fatto di comparse vocianti, soldati, schiavi, cocchieri tirati da cavalli, al di sopra di questa marea di persone a un certo punto ho visto alzarsi il braccio di una gru che saliva, saliva, sempre più in alto e, su questa gru, c'era il regista, il regista nella sua massima espressione di apoteosi (...) che si innalzava sempre di più, che saliva verso il sole, verso le nuvole... In seguito Cinecittà è veramente diventata la mia città (...). È la dimensione per me più congeniale, qualcosa di simile, come dicevo prima, all'ospedale per il medico, al palazzo di giustizia per l'avvocato".
(Traduzione di Marco Zerbino. Colloquio registrato nel 1984 e uscito su Positif nel febbraio del 1986)
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